CHIEDIAMOLO ALLE FARFALLE
Lavoro, salute, famiglia, affetti, questi ed altri ancora gli ambiti della vita per i quali l’uomo chiede alla vita stessa, e a volte esige, sicurezza e rassicurazione.
Eppure la Vita non ha mai promesso a nessuno e in nessuna forma che gli ambiti a noi cari fossero immuni dalla Vita stessa.
Anzi, proprio quando la necessità (necessità intesa come ciò che è ed è inevitabile che sia) modifica i nostri ingenui equilibri, abbiamo la grande opportunità di sviluppare una comprensione altra, in grado di modificare le nostre idee, i nostri comportamenti, le nostre abitudini, il nostro destino.
Quando un fattore di sicurezza (salute, lavoro etc.) viene meno o rischia di venire meno, ci mette davanti a uno specchio. Se la prima immagine è quella che afferisce a un comprensibile dolore, a una comprensibile rabbia o paura, abbiamo la responsabilità di chiederci in nome di chi o cosa, per chi o per cosa siamo tristi, siamo arrabbiati, siamo spaventati.
Viviamo uno stato di sofferenza alimentato dalla convinzione che la Vita ci debba qualcosa, ci debba uno di quei fattori di sicurezza.
Ma se la Vita è in grado di mettere in discussione e far crollare così potentemente questi fattori di sicurezza, non è forse la Vita stessa l’unico spazio di sicurezza? L’unico spazio dove gioia e dolore, ombra e luce, uno al servizio dell’altro, possono acquistare un senso?
Sì, ma come si fa?
Se partiamo dal presupposto che la Vita ci debba qualcosa (i fattori di sicurezza lavoro, salute etc.), con molta probabilità quella cosa la diamo per assunta, per scontata, e con molta probabilità diamo per scontati anche molti processi naturali che la Vita ci dona. Immaginiamo che la Vita ci tolga o minacci di toglierci qualcosa come i fiori, il sole o altri elementi che non penseremmo mai di perdere perché scontati. Un profondo smarrimento si impossesserebbe di ognuno di noi.
La Vita tutto questo non lo ha fatto, perché è segno che queste cose sono ancora necessarie alla Vita stessa. A meno che non si abbia la presunzione di credere che la Vita commetta degli errori, tutto ciò che c’è è tutto ciò che è necessario affinché la Vita possa essere. Tutto ciò che muore (ciò che si trasforma) è segno che è necessaria alla Vita questa trasformazione. Un bruco non muore, diventa farfalla senza esigere pezzi di sicurezza dalla sua vita precedente. Una farfalla non ha bisogno di nulla della sua vita precedente, non trasloca, vive.
Il nostro smarrimento, le nostre sofferenze e le nostre paure, sono i comprensibili stati d’animo che abitano l’onnipotenza, rafforzata dalle nostre convinzioni che la Vita debba procedere come noi vorremmo. La sofferenza è: “Il resistere alla Vita”.
E se ci togliessero i fiori? Chiediamolo alle farfalle.
Abbiamo tutti, almeno un frutto poco curato nel nostro giardino, ma non per questo non siamo meritevoli di amare ed essere amati. L' essere umano nasce con la disponibilità ad amare, e porre limiti a questa disponibilità, rischia di confondere l'amore con il baratto (ti amo solo se sei o non sei in un determinato modo), un mercato dove una mela marcia nel banco della frutta, ci porta a scartare la mela, la cesta, il banco e il fruttivendolo.
IL TEMPO DELL’INTIMITÀ
Quanto tempo abbiamo a disposizione in questo periodo d’incertezza, ne prendo un po’ e lo utilizzo per recarmi a fare la spesa.
Arrivo al supermercato, devo attendere per entrare e, per muovermi al suo interno, devo osservare delle regole ben precise.
Entro solo dopo che un altro cliente è uscito, disinfetto le mani e osservo che tutti indossano una mascherina. Una donna sceglie a testa bassa le sue verdure, un’altra si preoccupa affinché la distanza sia sufficiente a evitare il contagio, un uomo abbandona il suo sguardo nel reparto surgelati come farebbe un bimbo in un negozio di giocattoli.
Le regole sono chiare, nessun contatto può essere tollerato eppure…
Eppure c’è un’atmosfera speciale, sembra come se il tempo fosse stato messo in pausa sì, ma in pausa da cosa? Se si potesse spingere il tasto “Play”, cosa farebbero tutti?
Inizio a mettere nel mio carrello ciò che mi occorre, deve bastarmi almeno per una settimana, non posso uscire tutti i giorni a fare la spesa, non sarebbe prudente.
Ancora volti semicoperti, rimangono scoperti gli occhi come indizi di verità sconosciute.
Il mio shopping-tour termina e arrivo alla cassa, anche qui regole e distanze definiscono e rafforzano la pausa umana a cui siamo costretti.
La cassiera, in un silenzio assordante, scansiona tutti gli articoli, mi invita a pagare e un attimo prima che io volti le spalle per uscire, disegna un sorriso con i suoi occhi. Non è un sorriso di convenienza, sembra proprio che si sia accorta che io non sappia e non voglia giocare a “Zitti e lontani tutti”.
Sembra proprio che con quel sorriso voglia confortarmi, restituirmi la fiducia nel fatto che verrà un giorno nel quale avremo la possibilità di dare valore al tempo.
La fame di relazioni che la necessità sta generando, sta modificando la nostra idea di strutturazione del tempo, ci restituisce la possibilità di distinguere tra isolamento, riti, passatempi, attività, giochi e intimità.
“Abbiamo tempo ma non tutto il tempo” mi disse Alfredo un anno fa.
Questo tempo ci consegna con fiducia la responsabilità di scegliere come strutturare il tempo, consapevoli che l’intimità a cui tutti aneliamo è già disponibile, il tasto pausa non esiste.
“Tin Tlon” il Jingle del supermercato precede un messaggio: “La primavera è già disponibile, siete tutti pregati di recarvi alla cassa”.
CAMBIO LAVORO O CAMBIO MARITO?
Nella mia attività di career counselor, generalmente le persone arrivano da me perché devono cercare un lavoro o perché vogliono cambiarlo. Nel caso di un licenziamento, quando hanno una buona consapevolezza delle proprie risorse, mi chiedono di aiutarle a elaborare e gestire il temporale emotivo che si scatena in seguito alla perdita del lavoro, per poi recuperare i riferimenti e la bussola che consentono di canalizzare le energie verso nuovi obiettivi. Quando arrivano con la volontà di cambiare lavoro, spesso portano anche il sentire tormentato di chi è davanti a un bivio e desidera essere aiutato a fare la scelta migliore.
Talvolta accade, durante i primi incontri, che le persone, oltre alla questione spinosa del lavoro, raccontano di situazioni che contestualmente generano malessere, per cui a volte si passa da "voglio cambiare lavoro" a "voglio cambiare marito/moglie". Nelle visioni più cupe viene esplicitata la sensazione di fallimento che fa da cornice alla propria vita e la conseguente angoscia del "devo ricominciare tutto daccapo". A questo punto inizia una vera e propria caccia ai tesori nascosti, ma anche quella agli insidiosi sassolini che, quando si infilano nelle scarpe, rallentano il passo e distolgono l'attenzione dalle meraviglie disseminate sulla nostra strada. Cosa faccio quindi con queste persone? Mi faccio raccontare a briglie sciolte le loro storie per individuare gli orientamenti esistenziali che hanno in qualche modo determinato le scelte e i comportamenti di una vita. Gli orientamenti esistenziali sono quelle pulsioni innate che l'uomo cerca di soddisfare fin dalla nascita e che permettono, da un lato, di sviluppare e consolidare nel tempo abilità e competenze, dall'altro forgiano credenze e comportamenti limitanti. È il contesto in cui la persona cresce a favorire tanto le risposte sane quanto quelle disfunzionali e, quando sono portate a consapevolezza, diventano leve potentissime per ridisegnare un progetto di realizzazione personale. Ne consegue che quel "devo ricominciare tutto daccapo" non significa necessariamente cambiare lavoro o marito, ma intervenire su quel o quei comportamenti che, se modificati, permettono di restituire pienezza alle relazioni. È qui infatti che si gioca la partita della realizzazione: se ci facciamo guidare dal desiderio di vivere relazioni appaganti e piene, faremo leva sui nostri tesori, che a questo punto non saranno più nascosti, e saremo in grado di scegliere consapevolmente ciò che ci fa stare bene.
Riassunto: prima di cercare o cambiare lavoro, moglie, marito, cerca te stesso e poi, come direbbe Nietzsche "diventa ciò che sei". Il tempo che investirai sarà l'unico conto che dovrai pagare alla felicità.
Studio Kairos - Via Cortivallo 17 - 6900 Lugano